Il Carry Trade

È denominata con l’espressione Carry Trade quella particolare azione speculativa, operata in ambito finanziario, che cerca di attingere prestiti di denaro in Paesi dove la valuta gode di interessi decisamente bassi, per poi convertire quel capitale in monete che sono in grado di garantire, nel corrispettivo Paese, un più alto rendimento. È opportuno sottolineare che, affinché sia utile mettere in atto questa operazione, è necessario che l’investimento operato assicuri un certo profitto al netto del debito contratto attraverso il prestito.

In linea generale, questa attività economica è rivolta a valute che beneficiano di un cambio piuttosto stabile nel tempo, l’investimento, invece, è diretto a prodotti finanziari che presentano un rischio relativamente basso come, ad esempio, i titoli di Stato. Una volta maturato l’investimento, si va a ripianare il debito riconvertendo il capitale guadagnato nella valuta originaria.

A questo punto è bene precisare che nel Carry Trade non ha alcuna importanza se il tasso di cambio fra le monete sia sfavorevole o meno, è invece fondamentale che questo tasso resti immutato dal momento in cui viene richiesto il prestito fino alla sua restituzione.

Tuttavia, chi opera nel Currency Market sa quanto potrebbe essere importante speculare anche attraverso un cambio di valuta favorevole. Questo tipo di operazione, doppiamente vantaggiosa, è stata intrapresa, ad esempio, nei primi anni del nuovo millennio grazie alla coppia di valute EUR/JPY. In Giappone, infatti, era possibile ottenere un prestito con un tasso d’interesse prossimo alla 0,25%. Tale denaro poteva essere investito in prodotti finanziari decisamente sicuri e in grado di assicurare un profitto variabile fra il 4 e l’8%. Oltre a questo, l’Euro, nel cambio valuta fra il 2001 e il 2008, ha guadagnato ben 8000 pips sullo Yen. L’andamento di questa coppia di valute è certamente stato influenzato dalle speculazioni finanziarie di Carry Trade, tant’è vero che, con il sopraggiungere della crisi economica alla fine del 2008, tutti gli investitori sono stati costretti a convertire nuovamente il capitale maturato in Euro, nella divisa nipponica facendo registrare un deciso cambio di tendenza nel trend della coppia EUR/JPY.

La crisi ha costretto le più importanti banche centrali del mondo ad abbassare i tassi d’interesse rendendo poco praticabile il Carry Trade, sebbene qualche spiraglio possa offrirlo, oggi, la coppia di valute NZD/JPY in virtù del vantaggioso tasso d’interesse del dollaro neozelandese .
Una ulteriore apertura sul Carry Trade, nonostante la crisi, è costituita dalle Medie Mobili che permettono di ottenere profitti nel cambio valuta e, contemporaneamente, nella differenza fra tassi d’interesse. Questa strategia coinvolge tre diverse monete nella relazione fra due diverse coppie di valute. In questo ambito è bene considerare diversi aspetti. Innanzitutto occorre individuare il momento più opportuno per entrare nel mercato grazie allo studio dei grafici che ci informano dell’andamento delle medie mobili. Si acquista quando il prezzo sale sopra la media mobile a 200 periodi (solitamente evidenziata nel grafico con una linea blu) e le medie mobili si incrociano al rialzo. Successivamente si deve individuare un certo timeframe e scegliere l’utilizzo di leve relativamente basse, fra 50 e 100, fissando poi stop loss elevati che oscillano fra i 75 e i 100 pips: con ciò si metterà al riparo la propria operazione da rischi eccessivi. Si esce dall’operazione quando il prezzo scende sotto le candele indicate dalla media mobile a 50 periodi (espressa nel grafico riassuntivo con una linea rossa).

È infine opportuno evidenziare la relazione che intercorre fra l’indice Dow Jones e il Carry Trade. Il rialzo del Dow Jones offre un minor rischio e trascina con sé il Carry Trade. Del resto è evidente come questa strategia finanziaria risenta dell’andamento dei diversi tassi d’interesse, delle decisioni governative e delle valutazioni periodicamente comunicate dalle varie agenzie di rating.