La Tobin Tax e l’impatto sul trading online
Adesso che il panorama finanziario italiano si appresta ad accettare la Tobin Tax, che prevede un’aliquota tra lo 0,05% e lo 0,1% su tutte le transazioni finanziarie, è bene capire cosa comporti realmente per il trading online ed il mercato del Forex.
Perché sebbene la Tobin Tax, inserendosi nel più ampio spettro delle Leggi per la Stabilità, abbia come scopo principale lo scoraggiamento delle speculazioni a breve termine e l’aumento degli introiti dello Stato, presenta forti ripercussioni su banche e traders che hanno aspramente contrastato l’approvazione di questo provvedimento. In particolare, ne risentirebbe proprio il trading online, composto per lo più da piccoli e medi investitori, i quali potrebbero essere disincentivati ad effettuare operazioni sottoposte a tassazioni.
Inoltre, il Forex perderebbe uno dei suoi principali vantaggi, l’assenza di commissioni, che porta sicurezza ai piccoli investitori, i quali si limitano a guadagni piuttosto marginali, portando tuttavia grande liquidità al mercato valutario. Gli effetti negativi della Tobin Tax prevedono anche una forte fuga di capitali in favore di quegli Stati immuni dalla tassazione, generando così una perdita di posti di lavoro stimata tra i 20.000 ed i 25.000. Non ci resta, dunque, che aspettare la decisione definitiva, ricordandosi che occorre l’unanimità affinché il provvedimento possa passare all’Ecofin.
La Tobin Tax è stata concepita dall’economista premio Nobel James Tobin, insegnante dello stesso Mario Monti a Yale; redatta nel lontano 1976, è rimasta riposta in un qualche cassetto fino a questo momento, ora che il Premier italiano ne ha ovviamente favorito la legittimazione. L’intera Unione Europea sta valutando, Stato dopo Stato, la possibilità di inserire questa nuova tassa, valutandone tutti i pro e i contro, ma alcune Nazioni si sono già fermamente tirate indietro di fronte alla sua applicazione; Paesi come il Regno Unito e la Germania non intendono procedere con la messa in atto e, nel frattempo, si discute di un’eventuale estensione obbligatoria del provvedimento a tutta l’UE.